25 maggio 2012

Domenica 13 maggio 2012, a Roma, Marcia Nazionale per la Vita. 15.000 sorrisi spezzano le catene della morte

Fonte: Riscossa Cristiana

Sapete come si fa a uccidere una strega? Con colpo di fucile. Però, attenzione , il proiettile non deve essere di piombo, non servirebbe a nulla, perché contro il male i nostri mezzi di difesa ordinari sono impotenti. Ma se usate una cartuccia con un proiettile di cera, insomma una cartuccia a salve, di quelle che si usano nei film o negli spettacoli teatrali, potete uccidere la strega. Sul proiettile di cera dovete incidere la traccia di un sorriso: non  è difficile, è come disegnare una mezza luna. Puntate e fate fuoco. Naturalmente il proiettile di cera non è in grado di uccidere, e il calore dello sparo lo scioglierà in pochi istanti, ma la strega morirà, perché è invulnerabile a tutto, ma non a un sorriso che si lancia verso di lei, anche se dura un attimo. Non può sopportare il sorriso, perché essa trae il suo respiro e il suo nutrimento dal male, dalle angosce, dalle tristezze che l’uomo produce e coltiva di continuo, dall’acre odore delle notti insonni, dallo sputo acido delle maldicenze e delle cattiverie. Respira e trae la sua mortifera vitalità da ogni sospiro che la nostra cattiva coscienza ci fa emettere. Si nutre del male e non è mai sazia.

Ora non ditemi che sto vaneggiando. Vi sto solo raccontando quello che ho letto, tempo fa, nel bellissimo romanzo “Il popolo dell’autunno”, di Ray Bradbury. In un romanzo si  può inventare ciò che si vuole, o si può narrare per simboli. Non nascondo che l’idea di sconfiggere il male con un sorriso mi ha sempre affascinato. Oggi ho visto che è possibile, e ho capito che quello che cercava Bradbury, noi lo abbiamo trovato.
Io oggi ero a Roma, e vi racconterò quello che ho visto e udito, né più, né meno.
Ero a Roma per la Marcia Nazionale per la Vita, o meglio per proseguire quella marcia iniziata lo scorso anno a Desenzano, il 28 maggio, e proseguita per quasi un anno nel lavoro quotidiano di tanti volontari, medici, infermieri, semplici cittadini, laici o religiosi, giovani o vecchi, che anche in quest’anno si sono adoperati per strappare alla morte tante vite innocenti. L’anno scorso a Desenzano eravamo circa ottocento. Oggi a Roma eravamo 15.000; si vede che è successo qualcosa.
Arrivo al Colosseo, luogo di concentramento, poco dopo le 8,30. Siamo già in tanti (almeno tremila, mi dice un poliziotto), ma è un arrivar continuo, dalla stazione della metropolitana e a piedi. Quando il corteo si avvia, sono le 9,45, siamo già oltre diecimila, ma gli arrivi continuano. Ecco, ormai il corteo si è formato e viene chiuso dalle camionette delle forze dell’ordine. Quindicimila; la stima degli organizzatori e quella che sento dai carabinieri coincidono. Quindicimila persone non sono poche, e nell’ora abbondante passata vicino al Colosseo ho avuto modo di vedere tanti gruppi, bandiere, striscioni, cartelli. La galleria fotografica parla da sola. Sono oltre quaranta le città italiane da cui sono partiti pullman, ma ecco che troviamo anche amici che vengono dall’estero: Francia, Ungheria, Polonia, Macedonia, Repubblica Ceca, Germania, Olanda, Belgio, Spagna. Solo dalla Patria del grande Giovanni Paolo II sono venuti in più di trecento. E altri ancora, e chi ho dimenticato di citare mi perdoni. Chi è venuto alla Marcia? Tutti, vecchi e giovani, e anche giovanissimi. Laici, sacerdoti e religiosi. Arriva anche il sindaco Alemanno, con la fascia tricolore e saluta i manifestanti. Inizia a far caldo, il cielo è ancora sereno e il sole dardeggia. Il corteo si muove, aperto da un trenino per i bimbi più piccoli e da alcuni veicoli elettrici (anche l’Ordine di Malta collabora con i bravissimi organizzatori) per il trasporto degli invalidi. Ci sono gruppi silenziosi, c’è chi invece recita il Rosario, o chi canta. Roma guarda, e qualcosa di sicuro resta nel cuore di questa città apparentemente indifferente, ma che raccoglie nella sua Storia il tesoro della civiltà. Roma è il mondo, a Roma si viene da tutto il mondo. Oggi cittadini di ogni parte del mondo hanno visto quindicimila persone che sfilavano non per urlare proteste, non per esprimere odio o risentimento, ma per cantare le lodi a Dio e per riaffermare con forza (la forza immensa che hanno anche i piccoli che sono abbastanza puri per saper guardare il Cielo) che la vita è un dono, che il bambino nel seno della madre è un piccolo uomo che ha il sacrosanto diritto alla vita, che la legge non può per magia cambiare l’ingiusto in giusto.
Tanti cartelli; in nessuno di essi, ripeto, nessuno, vi era la minima parola di odio o di disprezzo per la madre sciagurata che abortisce. Ma la condanna dell’aborto e degli altri incubi, l’eutanasia, le follie genetiche, è netta, senza mezzi termini, senza quei “se” così cari al relativismo e così utili per distruggere la civiltà. “Odio per il peccato, misericordia per il peccatore”. Cosa disse nostro Signore sui suoi persecutori? “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.
Oggi a Roma è successo qualcosa di grande. Quindicimila persone, e tra loro anche alcuni Cardinali, i Principi della Santa Chiesa, hanno scritto una pagina di Storia, quella Storia lunga e faticosa che ricorderà la rinascita della civiltà. Nessuno era lì, a camminare per ore sotto il caldo, per cercare glorie politiche o consensi elettorali, per trarne chissà quale utile materiale. Non si fanno centinaia o migliaia di chilometri per fare questa fatica, se non ti spinge qualcosa di più grande.
“Ma in fondo, se io non ci sono, cosa cambia?”. L’ho sentita tante volte questa frase, nei mesi scorsi, nelle ultime settimane. E al proposito ricordo un’altra frase: “Il Signore vomiterà i tiepidi dalla sua bocca”. Oggi non era giornata da tiepidi, oggi era giornata da combattenti.
State tranquilli, soprattutto voi, amici laicisti in servizio permanente, che tante volte mi avete gratificato di intenzioni forcaiole e mi avete definito anche, carini, un pericolo per la democrazia. Nientemeno. I combattenti di cui parlo sono quelli tipo il piccolo Davide, che andò in guerra con la fionda per combattere il gigante Golia. Sapete perché vinse Davide? Perché confidava nel Signore.
Da questo non si scappa, meglio prenderne nota.
Ma infine c’era una cosa che non poteva non colpire: quindicimila persone, quindicimila sorrisi. Volti sereni, eppure di fatica se n’è fatta tanta. Volti luminosi, bastava guardarli negli occhi per rincuorarsi. Perché sorridono anche quegli stravaganti frati che hanno scelto di passare la vita in povertà, vera povertà, che alle volte fa anche saltare i pasti? Perché sorridono quelle persone che hanno la prospettiva, dopo ore di marcia sotto il sole, di infilarsi per altre ore in un pullman, verso città lontane? Che avranno mai da sorridere quelle suorine che hanno rinunciato alle mille occasioni che il mondo offre a ragazze giovani?
Perché tanti volti sorridenti? Perché “Il Regno dei Cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo: l’uomo che lo ha scoperto lo nasconde di nuovo, e, pieno di gioia, va, vende tutto quanto possiede e compra quel campo” (Mt, 13, 44). Chiaro, no?
Due sole paroline su due signori dei quali leggo le “dichiarazioni” su AdnKronos. La prima dei signori è una signora, si chiama Roberta Agostini. Dice le solite fanfaluche, e dato che io rispetto sempre le signore, non sto neanche a riferirle. Vorrei solo chiedere alla signora Agostini: ma dove mai erano i “gruppi di estrema destra”? Altra domandina: perché non fa uno sforzo per capire che la realtà non è fatta delle vostre trite e noiose e bigotte categorie politiche? Terza domandina (e sia sincera nel rispondere): ma Lei, alla Marcia è venuta? Domandina finale: non lo sa, signora Agostini, che a dire le bugie viene il naso lungo? Come fa a dire la colossale balla che “la legge 194 ha dimezzato il numero degli aborti?” Suvvia, faccia la brava. Poi c’è un tale signor Gennaro Migliore, che definisce la manifestazione di oggi come “impresentabile”. Boh! Il signor Migliore (ecco un caso che sfata il proverbio “nomen omen”) chiarisce che ciò che dice “lo dice da uomo” e la precisazione non è di poco conto, considerando che fa parte di un partito il cui leader deve avere qualche dubbio sulla propria collocazione. Transeat. Ma anche al signor Migliore mi permetto di fare un paio di domandine: Lo sa, signor Migliore, che il “diritto all’aborto”, di cui Lei parla, non esiste nemmeno in una legge boia come la 194? Ha mai riflettuto, signor Migliore sul diritto alla vita del nascituro?
Mi risponderanno, i due sullodati signori? Ve lo saprò dire.
Il corteo si è concluso a Castel Sant’Angelo, e qui concludo questo articolo che, mi scuseranno gli ardimentosi che mi leggono, non è una cronaca, ma è il racconto di quello che mi si agitava nel cuore, perché da una giornata così si esce con una tenerezza infinita, e al tempo stesso con la forza e la consapevolezza che si può uccidere la strega: tutto sta a scegliere l’arma giusta.
Il prossimo appuntamento è a Roma, il 12 maggio del prossimo anno. Ma a ben guardare il prossimo appuntamento è già qui, ora, subito, perché il lavoro è troppo importante per poter sopportare soste: si tratta, molto semplicemente, di sconfiggere la morte e salvare la civiltà. Scusate se è poco. C’è  un solo mezzo, e chi ancora non lo conosceva, da oggi non può più accampar scuse.

Paolo Deotto