19 marzo 2012

Il Santo Rosario, l’arma del Cristiano

Fonte: "Veritas" - Febbraio 2012

La prima fra le devozioni
È triste notare come oggi in molti focolari domestici si sia persa la pratica della recita quotidiana del Rosario, l’orazione più potente tramite la quale, come promesso dalla Madonna stessa, sono aperte le porte del Paradiso. Ci si giustifica dicendo che i ritmi frenetici dello studio o del lavoro impediscono di essere devoti a questa ammirabile preghiera. Ebbene, riflettiamo su quanti momenti “morti” abbiamo in un giorno e chiediamoci se veramente non riusciamo a dedicare un quarto d’ora per la salvezza della nostra anima.
Non sappiamo perché la Provvidenza ha scelto il Rosario come arma del cristiano per la salvezza della propria anima e la sconfitta delle eresie, ma quello che conosciamo sono le grandi grazie e le conversioni ottenute con questa preghiera, le eresie e le carestie vinte, nonché gli appelli continui della Madonna alla devozione al Santo Rosario. Tutto racchiuso in una preghiera semplice e, al tempo stesso, completa. Infatti le decine che lo compongono, dice S. Luigi Maria Grignion de Montfort, hanno lo scopo di:

1) onorare le Tre Persone della SS. Trinità;
2) onorare la vita, la morte e la gloria di Gesù Cristo;
3) di imitare la Chiesa trionfante, di aiutare la Chiesa militante e di dare sollievo alla Chiesa purgante;
4) di modellarsi sulle tre parti del salterio, di cui la prima riguarda la vita purgativa, la seconda la vita illuminativa e la terza la vita unitiva;
5) colmarci di grazie in  questa vita, di pace alla morte e di gloria nell’eternità.

Il Rosario contiene due elementi: l’orazione mentale e l’orazione vocale. La mentale consiste nella meditazione dei principali misteri della vita, della morte e della gloria di Gesù Cristo e della sua santissima Madre; la vocale, invece, nel dire quindici decine di Ave Maria, ognuna preceduta da un Pater, meditando e contemplando, in pari tempo, le quindici principali virtù praticate da Gesù e da Maria nei quindici misteri del Santo Rosario.
Nel Rosario troviamo, dunque, le orazioni vocali più belle e perfette, ovvero il Pater Noster e l’Ave Maria. L’autore del Pater Noster è Gesù Cristo stesso, il Re degli Angeli e degli uomini. Il Pater è una preghiera semplice e breve, ma - al tempo stesso - ricca di insegnamenti, perché contiene tutti i nostri doveri verso Dio, gli atti di tutte le virtù e la richiesta per ogni nostro bisogno spirituale e materiale. Secondo Tertulliano, “è il compendio dei Vangeli”.
Nel “Trattato della vera devozione a Maria”, il Monfort scrive che “L’Ave Maria è il complimento più perfetto che si possa fare alla Vergine, perché è il complimento stesso che l’Altissimo le fece rivolgere da un Arcangelo per guadagnarsene il cuore”. Se la salvezza del mondo è iniziata con le parole dell’Ave Maria, la salvezza di ciascuno di noi passa tramite questa ammirabile preghiera.

L’esempio dei Santi
I libri di devozione sono colmi di esempi di benefici e miracoli concessi ai veri devoti del Santo Rosario. Spesso anche noi abbiamo sperimentato la sua efficacia ottenendo grazie insperate attraverso la pratica fedele e costante di questa preghiera e la totale fiducia nella Divina Provvidenza,  ma per comprendere meglio quanto  esso sia potente e temuto dal demonio, leggiamo degli aneddoti riguardanti dei santi che hanno trascorso la vita a predicarne l’efficacia.
San Domenico fu un grandissimo devoto del S. Rosario e la Santa Vergine lo ricompensò con benedizioni e grazie: premiò le sue fatiche con tanti miracoli, ottenne da Dio tutto ciò che chiese tramite la sua intercessione, lo rese vittorioso sugli Albigesi e lo fece patriarca di un grande Ordine. In un’apparizione al santo, la Vergine ordinò di esporre ai devoti del Rosario i sacri misteri della vita di Gesù Cristo, non soltanto perché adorino e glorifichino Nostro Signore, ma soprattutto perché regolino la loro vita sulle sue opere e sulle sue virtù.
Infatti, come scrive il Monfort, come i bambini imitano i loro genitori osservandoli e conversando con loro e ne imparano il modo di esprimersi ascoltandoli, allo stesso modo i fedeli del Rosario, meditando devotamente le virtù di Gesù nei quindici misteri della sua vita, diventano somiglianti al divino Maestro con l’aiuto della sua grazia e per l’intercessione della Santa Vergine.

A Bianca di Castiglia, regina di Francia, afflitta perché dopo 12 anni di matrimonio non aveva figli, san Domenico consigliò di recitare ogni giorno il Rosario per ottenere da Dio la grazia della maternità. Ella ascoltò le sue parole e nel 1213, diede alla luce un figlio che, però, morì dopo poco tempo. La regina intensificò la preghiera a Maria facendo anche distribuire molte corone del Rosario in tutta la corte e in parecchie città del regno. E nel 1215 nacque Luigi, la gloria di Francia e modello dei re cristiani.

Le cronache di San Francesco raccontano che un religioso recitava, ogni giorno prima del pasto, il S. Rosario. Un volta, però, se ne dimenticò e pregò il superiore di farglielo dire prima di sedersi a tavola. Quindi si ritirò nella sua cella. Tardando a tornare, un religioso andò a chiamarlo e lo trovò risplendente di luce, con la Vergine e due angeli accanto a lui. Ad ogni Ave Maria dalla sua bocca usciva una rosa che gli Angeli ponevano sul capo della Madonna. La Vergine e gli Angeli scomparvero solo alla fine del Rosario
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Una volta, il marchese Roberto d’Azeglio visitò l’Oratorio di  S. Giovanni Bosco. Rimase ammirato dall’opera, ma criticò la recita del Rosario che considerava una pratica inutile e noiosa. Don Bosco, con fermezza e dolcezza, rispose:  “Io tengo molto a tale pratica e su questa potrei dire che è fondata la mia istituzione. Sarei disposto a lasciare piuttosto tante altre cose ben importanti, ma non questa”.
Ildefonso Schuster, il santo cardinale di Milano, chiamava tutti i cristiani a mobilitarsi per offrire il mese del Rosario, Ottobre, “come un assalto generale contro le falangi infernali” che turbano la pace, seminano rovine, provocano castighi sull’umanità.

La Serva di Dio Armida Barelli, durante un viaggio in treno sta per iniziare a recitare il Rosario, quando vede davanti a lei una giovane donna pallida e triste. Prova una grande pietà e pensa di offrirle ciò che a lei dà sempre un grande sollievo. “Signora, vuole dire il Rosario con me?”. La sconosciuta, sorpresa, accetta. Alla fine della dolce preghiera ha il viso tutto sconvolto. “Ho recitato questa corona per lei”, dice la signorina Armida. “Ne avevo bisogno. - mormora la sconosciuta, scoppiando in pianto -  Sono fuggita da casa, da mio marito e vado a raggiungere un uomo a Roma. Se la mamma lo sapesse!”. La donna confessa il suo dramma e il turbamento che l’ha assalita durante la recita della preghiera.  Armida riesce a dire parole così persuasive da indurla a ritornare a casa. Interrompe il suo viaggio, scende a Firenze con la donna infedele, l’affida a una pensione di suore e poi scrive alla madre, perché le vada incontro.
Alfonso, re di Léon e di Galizia, desiderando onorare la Santa Vergine col Rosario, portava al fianco una grossa corona per dare l’esempio, senza che egli, tuttavia, lo recitasse. Così indusse tutta la corte a recitarlo devotamente. Un giorno si ammalò gravemente e lo si credeva già morto, ma invece fu rapito in estasi e portato davanti al tribunale di Gesù Cristo. Vide i demoni che l’accusavano di tutti i delitti che aveva commesso e il Divin Giudice era già sul punto di condannarlo alla pena eterna. La Vergine, però, intercedette presso suo Figlio in suo favore. Sul piatto di una bilancia si buttarono tutti i suoi peccati, mentre la Madonna gettò sull’altro piatto il grosso Rosario che Alfonso aveva portato per onorarla e vi aggiunse i Rosari che, dietro il suo esempio, aveva fatto recitare. Tutto questo pesò più dei peccati ed allora la Vergine, guardandolo benignamente, gli disse: “Per ricompensarti del piccolo servizio che mi hai reso portando la corona, ti ho ottenuto da mio Figlio di vivere ancora per alcuni anni. Impiegali bene e fai penitenza”. Ritornato in sé il re esclamò: “O benedetto Rosario della Vergine, al quale devo di essere sfuggito dalla dannazione eterna!”. E dopo aver riacquistato la salute, fu sempre devoto del Rosario che recitò ogni giorno.

Il Rosario libera le anime dal Purgatorio
Il Rosario non è un’arma potente solo per la conversione dei peccatori o la salvezza delle nostre anime, esso riesce ad affrettare la liberazione delle anime purganti e recare loro grande sollievo e conforto. Pensiamo a quanti amici o parenti potremmo avere in Purgatorio. Facciamo loro un grande servizio recitando devotamente una Corona per la loro liberazione, ma preghiamo pure per le anime più dimenticate, cui basta, forse, una sola Corona del Rosario per terminare le loro terribili sofferenze. Un’anima che riusciamo a strappare dalle fiamme del Purgatorio pregherà per la nostra salvezza fino alla nostra morte. Che aspettiamo a pregare per loro?
Nella Bolla di beatificazione di S. Giovanni Massias, domenicano, leggiamo che la Madonna gli apparve sul letto di morte e gli rivelò che per l’incessante recita del S. Rosario, egli aveva liberato dal Purgatorio un milione e quattrocentomila anime.
Il Beato Annibale  Maria Di Francia ci assicura che: “Quando noi recitiamo la corona di Maria SS. per qualche anima purgante, essa sente quasi smorzare le ardenti fiamme che la circondano e prova un refrigerio di Paradiso”.
P. Pio da Pietrelcina  apparve in sogno ad una signora, afflitta dalla morte del fratello. Il Padre le disse: “Recita 200 Rosari e tuo fratello passerà subito in Paradiso”. La mattina dopo si recò da P. Pio e appena lo  incontrò, senza più pensare al sogno, gli chiese, in lacrime, dove si trovasse l’anima del fratello e che cosa poteva fare per lui. P. Pio le rispose: “E non te l’ho detto stanotte? Recita 200 Rosari e tuo fratello andrà subito in Paradiso”.
Ti affido un tesoro: sappi tesoreggiare. Vuotiamo il Purgatorio”, disse  P. Pio ad una sua figlia spirituale donandole una corona.
Uno straordinario apostolo del Rosario per le anime del Purgatorio fu S. Pompilio Pirrotti. Egli entrò in grande familiarità con le anime del Purgatorio e quando recitava il Rosario  “s’udivano le anime dei defunti rispondere la seconda parte dell’Ave Maria”.

Atteggiamento interiore
Il Rosario, per avere efficacia, deve essere recitato con costanza, totale fiducia nella Divina Provvidenza e un atteggiamento umile e devoto, ricordandoci che ci troviamo nella presenza di Dio e che ogni Ave Maria recitata devotamente è una rosa regalata alla nostra Mamma Celeste. Come scrive il Monfort, chi recita il Rosario deve essere in grazia di Dio o almeno risoluto ad uscire dallo stato di colpa, poiché le buone opere e le preghiere fatte in peccato mortale, sono opere morte, non gradite a Dio e senza merito per la vita eterna. Inoltre per  pregare bene non basta esporre le nostre  domande con la più bella fra le preghiere quale è il Rosario, ma occorre anche una grande attenzione, perché Dio ascolta la voce del cuore più che la voce orale. Pregare Dio con distrazioni volontarie è una grande irriverenza che rende infruttuosi i nostri Rosari e ci riempie di peccati. Quindi cerchiamo di non distrarci, meditando le virtù che sono ricordate in ogni mistero.
Perciò è consigliato, prima di iniziare una decina di fermarsi qualche attimo per concentrarsi sul mistero e chiedere sempre, per l’intercessione della Santa Vergine, una delle virtù che più risaltano nel mistero e della quale si ha più di bisogno. Al termine della Corona è sempre consigliato chiedere le grazie spirituali o materiali che vogliamo esserci concesse.

Rosario, pratica quotidiana
Per salvare la cristianità dall’invasione islamica, S. Pio V bandì lcrociata del Rosario, affidando le sorti della lotta alla Madonna del Rosario. E ne ebbe in premio la gloriosa vittoria a Lepanto.
Il Rosario ottiene la pace, fa cessare le guerre e porta alla vittoria. S. Giovanni Bosco assicura che dove si recita il Rosario ci saranno “pace e di tranquillità”. E  S. Teresina conferma che, per quanto grandi siano le colpe degli uomini, “finché si reciterà il Rosario, Dio non abbandonerà il mondo, perché esso è potente sul Suo Cuore”.
Per ottenere la pace nelle famiglie, il Rosario deve tornare ad essere una pratica quotidiana. Uno degli spettacoli più belli è la famiglia riunita intorno ad un’immagine della Madonna, mentre, ogni sera, recita il Rosario. Grazie a questa devozione, nelle famiglie sono cresciuti tanti santi! Per questo motivo la pratica quotidiana del Rosario è sempre stata una preoccupazione dei genitori cattolici.
La  Beata Anna Maria Taigi, madre di sette figli, curava con particolare premura la recita quotidiana del Rosario nella sua famiglia, mentre nella famiglia  Boscardin, riunita la sera per recitare il S. Rosario, la piccola Maria Bertilla non cedeva a nessuno l’onore di intonarlo e di enunciare i misteri. Il Servo di Dio Giuseppe Tovini, padre di dieci figli, la sera recitava il Rosario con tutta la famiglia, e “tutti vi dovevano essere presenti, anche i più piccini, perché pur non comprendendo il significato di quella preghiera le orecchie infantili si assuefacevano al ritmo della recitazione”. 
Aggrappiamoci, dunque, alla Santa Vergine attraverso questa preghiera, ricordandoci sempre ciò che Ella ha promesso ai suoi devoti e, in questi tempi così difficili per la salvezza nostra e dei nostri cari, sforziamoci di dedicare quindici minuti al giorno per assicurarci la pace nelle nostre famiglie. “Non vi è mezzo più sicuro della recita quotidiana del Rosario, per invocare la benedizione di Dio sopra la famiglia” (Pio XII).
Joselito Panzica