11 maggio 2012

La sfida del dissidente cinese Chen è il simbolo della Marcia per la Vita di quest'anno

Fonte: Il Foglio

Quando alcuni mesi orsono gli organizzatori del grande convegno sulla vita nascente che si terrà sabato 12maggio presso l’Ateneo Regina Apostolorum (inizio ore 14 e 30) decisero di dedicarlo al dissidente cinese Chen Guangcheng non potevanoimmaginare minimamente che questo eroe dei nostri giorni sarebbe rimbalzato sulle cronache di tutto il mondo proprio in prossimitàdell’evento. Scrissero, anzi, che si voleva ricordare un uomo che si era battuto per il diritto alla vita, ma che non si sapeva neppure se fossevivo, o morto.


La Cina, si sa, non è dietro l’angolo, e inoltre lascia passare molto facilmente lesue merci, ma non le notizie. Chen fu scelto per la sua storia avvincente (quanto bisogno di eroi veri abbiamo, oggi!), perché l’unicomodo per aiutare i dissidenti cinesi è renderli famosi nel mondo e infine perché il popolo pro life ha bisogno dei suoi eroi, dei suoisimboli… Ogni movimento ideale infatti necessita di una forza simbolica, di volti che incarnino i valori di riferimento.
Chi più credibile di coloro che sanno perdere persino la loro libertà, per difendereciò in cui credono? Per questo la prima marcia nazionale per la vita, quella del 2011, era stata dedicata al medico cubano nero OscarElías Biscet: liberato improvvisamente proprio pochi mesi prima dell’evento, Biscet si era poi collegato con i marciatori, per viatelefonica, salutandoli con la sua voce calda, gradevole, potente, nonostante gli stenti e le pene patite.

Per l’occasione alcuni ragazzi sfilarono con delle magliette rosse, simili a quelle dedicatea Che Guevara: solo che al posto del popolare guerrigliero comunista, vi era impresso il volto, anch’esso bello, virile, ma anche buono, di uneroe disarmato. Anche quest’anno, durante il convegno e la marcia del giorno successivo, in partenza alle 9 dal Colosseo, alcuni giovani e isostenitori della Laogai foundation italiana, indosseranno delle magliette, con il volto, questa volta, di Chen (così caratteristico per igrandi occhiali neri che porta sempre, essendo cieco).
Saranno con loro, oltre ai vari gruppi pro vita, ai volontari dell’Unitalsi e di Nuoviorizzonti, alle Sentinelle del mattino, ai francescani dell’Immacolata, ai membri di Regnum Christi… anche alcuni rappresentanti dellaComunità tibetana in Italia. Perché era perseguitato, Chen, e come è fuggito? Chen si è battuto per impedire lesterilizzazioni e gli aborti forzati promossi dal regime comunista: aborti a centinaia, anche su bambini sino all’ottavo o nono mese, con mammelegate al letto dagli operatori sanitari.
La momentanea libertà è arrivata, come racconta la Laogai foundation, grazie a HePeirong, una donnina minuta e coraggiosa. Costei “è stata arrestata per aver aiutato Chen a fuggire”. La casa dell’avvocatocieco era circondata giorno e notte, il villaggio intero era stato isolato. Telefono, computer e televisione confiscati. He Peirong ha raccontato che“Chen ha passato mesi sdraiato e quasi immobile, fingendo di essere in punto di morte, finché le guardie hanno allentato un poco la vigilanza.

Poi il 22 aprile, con un tempismo incredibilmente ben calcolato, ha scalato il muro del cortile, eha preso la fuga: è caduto molte volte ed è finito persino in un fiume a causa della sua cecità”. Peirong ha guidato perventi ore ed è arrivata al villaggio di Chen, travestita da corriere per ingannare le guardie. Dopo aver raccolto Chen, zuppo per la caduta nelfiume, ha guidato altre otto ore per condurlo in salvo a Pechino. Il loro piano è stato eseguito così magistralmente che leautorità si sono accorte della fuga di Chen dopo quattro giorni. Allora, però, sono cominciate le rappresaglie: amici e parenti di Chensono stati malmenati e arrestati. I figli e la madre di Chen sono in serio pericolo.
Dopo aver passato sei giorni nell’ambasciata americana, Chen è stato costretto aconsegnarsi alle autorità cinesi, anche per evitare ulteriori rappresaglie contro la sua famiglia. Ora è all’ospedale Chaoyang diPechino, sorvegliato dalla polizia. Al convegno romano del 12 maggio, e alla marcia, lo ricorderemo, come si ricorda un amico e un maestro: maiconosciuto, ma che illumina con la sua vita le strade buie della nostra umanità, ancora ferita dal materialismo ateo comunista e da quello,similmente disumano, delle ideologie libertarie radicali.
Grazie, Chen, fratello cristiano della Cina, che non esiti a rischiare questa vita terrena, certoche “chi perderà la propria vita a causa mia”, e per il bene dei suoi fratelli, “la salverà”. Il tuo coraggioricorda nel modo più concreto anche altre parole di Cristo: “Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono ucciderel’anima”.
Francesco Agnoli