"Corriere della Sera" - 7 Gennaio 2012
MILANO - La protesta contro il «teatro blasfemo» del regista Romeo Castellucci corre sul web da giorni. La prima della pièce «Sul concetto di volto nel Figlio di Dio» è in cartellone al Teatro Franco Parenti il 24 gennaio. E per quel giorno si annuncia una mobilitazione massiccia di cattolici da tutta Italia. Gli stessi che da giorni inondano di lettere la regista Andrée Ruth Shammah, direttrice del Parenti, chiedendole di togliere dalla programmazione lo spettacolo, contro cui lo scorso autunno, a Parigi, si erano già mobilitati 8 mila cattolici.
Ieri, una lettera appello è stata inviata al cardinale Angelo Scola. Che viene chiamato in causa anche da Roberto de Mattei, il discusso storico del Concilio, spesso censurato per le sue idee e per la sua militanza cattolica, vincitore del prestigioso premio Acqui: «Sant' Ambrogio passò alla storia per aver sfidato l' Imperatore Teodosio, perché il cardinale Scola non dovrebbe sfidare il nuovo impero, quello dei media, pronto a scatenarsi contro chiunque alzi la voce contro la blasfemia».
Non nasconde disagio la Shammah, attenta a non cadere nella trappola di chi vorrebbe da questo caso aprire un dibattito sulla libertà di espressione. «L' ultima delle mie intenzioni è nascondermi dietro la libertà di parola. Non voglio offendere nessuno - spiega -. Il Teatro Franco Parenti ha una storia di attenzione alle voci più tormentate e complesse della nostra cultura contemporanea: da Testori a Pasolini, fino a un prossimo lavoro su Giobbe, attualmente in preparazione. Ogni pensiero, ogni identità, ogni espressione viene trattata con il massimo rispetto, nella convinzione che la libertà di espressione non debba mai prevalere sulla inderogabile necessità di non ledere le sensibilità, le storie, le fedi. La diffusa preoccupazione potrebbe facilmente dipendere dalla circolazione di informazioni incomplete o non corrette.
L' edizione di "Sul concetto del volto del Figlio di Dio", che sarà presentata a Milano - aggiunge la regista -, non può in alcun modo essere considerata blasfema. La scena più discussa, nella quale bambini scagliano finte granate (erroneamente interpretate come escrementi) in direzione del ritratto di Cristo di Antonello da Messina, è stata tagliata, già due anni fa, in occasione degli accordi per l' adattamento legato all' ospitalità del teatro.
Da Roma, però, si organizzano i cattolici di Militia Christi, i movimenti per la vita, Italia Cristiana, Ora et Labora, con veglie di preghiera, processioni, messe di riparazione «in forma straordinaria». Don Pier Paolo Petrucci, prossimo Superiore del distretto italiano della Fraternità San Pio X, è determinato: «Se al posto di Gesù ci fosse Maometto ci sarebbe un' insurrezione generale. Noi vorremmo cercare di suscitare la reazione di quel che resta dei cattolici in Italia. Non si può accettare passivamente che si insultino così i simboli della nostra fede sotto la scusa della cultura».
Il dibattito nel mondo cattolico è già aperto: «Io ho visto lo spettacolo - scrive Caterina Spadaro -. Castellucci qui non usa blasfemia del testo, né del gesto. Quel gesto teatrale di lancio contro il volto del dipinto di Antonello da Messina li turba? Sapessero quanto ne verrebbero toccati profondamente, li ispirerebbe». Ma dal fronte dei tradizionalisti la risposta non lascia aperture: «Le reazioni e le proteste contro lo spettacolo non venivano sempre da persone sprovvedute anche sul lato dottrinale e dogmatico - chiarisce Alessandro Galvanetti -. In Francia, tra le persone che hanno protestato si contano diversi vescovi».